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Honduras
Mag 2024

Honduras, la questione di genere per un cambiamento reale

“Mi dedicavo alla raccolta di plastica. Camminavo ore sotto al sole, da una comunità a un’altra, per recuperare rifiuti da rivendere. Io però ho sempre pensato che la vita mi avrebbe portato qualcos’altro; non mi volevo accontentare”. Ilda è una giovane honduregna che, con determinazione e costanza è riuscita a coronare il sogno di aprire un negozio tutto suo. Ora è la presidente di ESMUPROMARG, una delle 7 cooperative protagoniste del progetto Comunidades Resilientes, promosso da Progettomondo.
Ha condiviso la sua storia sedendosi in cerchio con le compañeras a Rio Grande, una delle comunità rurali nel sud dell’Honduras, dove Progettomondo e Fundación Chorotega, a marzo, hanno realizzato alcune giornate di formazione sulle tematiche di genere, inclusione sociale e cultura organizzativa. “Quando mi sono sposata, ogni giorno mio marito mi dava una somma di denaro per comprare da mangiare”, ha raccontato. “A lungo abbiamo mangiato solamente riso, uova e fagioli; non è che i soldi non bastassero per comprare altro, ma io avevo deciso di mettere da parte dei soldi. È così che abbiamo comprato casa. Ho continuato a risparmiare, anche se significava sacrificarsi momentaneamente, e dopo un po’ di tempo ho comprato un mototaxi e ho convinto mio marito a iniziare a guidarlo. I soldi guadagnati con questo lavoro ci hanno permesso di comprare una pulpería, ossia una bottega per generi di prima necessità, e a vivere di questo, senza più dover mangiare solo riso, né camminare ore sotto il sole raccogliendo plastica.
Dico quindi alle mie compagne che non si devono abbattere, con il tempo e con l’impegno le cose possono migliorare, anche per loro, proprio come è successo a me”.

Il progetto mira a rafforzare le imprese rurali non solo da un punto di vista tecnico-amministrativo, ma anche per ciò che riguarda le risorse umane, il valore delle persone, essendo queste cuore pulsante di ogni tipologia di organizzazione umana, sia essa sociale o economica, e dunque anche di una cooperativa, che per definizione richiede il contributo di chiunque ne faccia parte.
Durante quasi un mese di attività, l’obiettivo ultimo è stato proprio quello di raggiungere un impatto sì a livello di impresa, ma anche – come un effetto a catena – di comunità e dunque sociale: un cambiamento reale, che porti tutte le persone a riconoscere il proprio valore e quello altrui, a prescindere da genere, orientamento sessuale, religioso, età, etc.
Le attività si basano sul coinvolgimento di tutte le persone parte di gruppi vulnerabili, che spesso sono marginalizzate, specie nelle zone rurali, più conservatrici rispetto al sistema patriarcale, che permea ogni aspetto della società.

Progettomondo, sulle tematiche di genere, non lavora unicamente per la parità tra uomo e donna, ma per l’inclusione di tutte quelle categorie in situazione di svantaggio (dai bambini e le bambine, fino alle persone private di libertà, passando per la comunità LGBTQ+ e le persone con disabilità o della terza età), con la forte convinzione che si possa ottenere un mondo più giusto ed equo solamente con la valorizzazione di tutte e tutti.
La formazione ha riguardato un ampio ventaglio di tematiche, fondamentali per un funzionamento giusto e rispettoso delle cooperative e d’impatto per le comunità coinvolte: dalla distinzione tra sesso e genere, empowerment femminile e nuova mascolinità, fino alla risoluzione di conflitti e valorizzazione del capitale umano.
Trattare questi temi con la popolazione beneficiaria inizialmente ha generato “timori” o riserve. Si è puntato a evitare di violare il principio del do not harm, rischiando di spostare degli equilibri interni alle famiglie e alle comunità, che avrebbero creato danni nelle relazioni quotidiane, invece di contribuire alla costruzione di un contesto basato sull’inclusione e il dialogo. Si è partiti dalla concezione che nelle zone rurali del Paese alcuni discorsi siano ancora un tabù e che le persone siano restie ad affrontarli.
Tuttavia, il panorama si è rivelato sorprendentemente diverso: l’esempio di Ilda dimostra come in alcuni casi siano le donne stesse coloro che conducono/dirigono alcuni processi, coscienti delle loro capacità e del valore del proprio lavoro. Allo stesso modo, nella maggioranza dei casi, uomini e donne delle imprese coinvolte si sono dimostrati/e non solo consapevoli dell’esistenza di barriere socio-culturali, ma soprattutto aperti/e alla riflessione, mettendo in discussione sé stessi/e e il sistema.
Sono quindi le stesse comunità ad avere aperto la strada a un’importante consapevolezza, abbattendo pregiudizi, mettendosi in gioco, aprendosi alla riflessione, rispondendo con curiosità alle tematiche, raccontando esperienze personali e mostrandosi sempre accoglienti.È questa la logica di reciprocità che ha caratterizzato il ciclo di formazione che, in quanto scambio e fonte di arricchimento, costituisce un principio fondamentale tra esseri umani e dovrebbe essere obiettivo ultimo di ogni azione e incontro tra persone.

Irene Maria Maldera
Corpo Civile di Pace in Honduras

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