“La Bolivia è un luogo permeato di magia, in ogni suo angolo. In questo Paese nel cuore dell’America Latina si manifesta il risultato di una tradizione popolare antichissima mischiata alle influenze coloniali”.
Ce lo racconta Elisa Gazzola, che ha trascorso un anno nel Paese con Progettomondo per il servizio civile.
“La geografia stessa del Paese si estende tra luoghi agli estremi opposti ma accomunati, spesso, dall’essere inospitali per l’essere umano. Eppure, tra le aride distese dell’altopiano andino e le verdissime foreste dell’Amazzonia, si erge una cultura ricchissima e una popolazione che, seppur collocata al centro dell’America Latina, ha un temperamento e un’anima tutta sua.
La Bolivia è il paese della libertà, non esistono regole, tutto è possibile, mi avevano detto in un bar di Trinidad. Dopo svariati mesi di permanenza nel Paese non avrei potuto trovare definizione più corretta. La libertà è data dall’avere molte meno regole e norme rispetto ai Paesi europei (penso all’Italia in particolare), fatto che genera infinite possibilità, che possono prendere le più svariate forme: dalla più meravigliosa libertà di movimento e di espressione, alla crudele realtà della mancanza dei diritti di tutti e tutte, che porta inevitabilmente a sfruttamento e povertà.
In Bolivia vi è la distesa di sale più grande al mondo, ma non c’è nemmeno un chilometro di mare. Il mare non c’è ma si fa sentire: da 144 anni, infatti, ogni 23 di marzo si commemora la perdita del mare “boliviano”, caduto in mano ai cileni, con una sontuosa parata in stile militare in Plaza Avaroa.
In Bolivia si può viaggiare ed esplorare le foreste amazzoniche e il desertico altopiano, trovando sempre e comunque delle “cholitas” in gonnella a vendere cibo per strada. Circa tre quarti del territorio è costituito da una vegetazione ricchissima, eppure in qualsiasi angolo gli elementi culinari di base vertono su riso, carne (tanta), yuca (manioca) e bibite gasate industriali. Per raggiungere un luogo preciso conviene chiedere ad almeno una decina di persone prima di intraprendere il percorso e la meraviglia dei bus privati che passano ogni 7 secondi, caricando e scaricando persone ovunque al grido di “en la esquina por favor”, mantengono il loro fascino solo fino a che non si accumulano ritardi di ore per le manifestazioni quotidiane di mineros, autisti, professori, ecc. nel centro di La Paz. I mineros che manifestano per i loro diritti hanno, per legge, il diritto di manifestare con i candelotti di dinamite.
In Bolivia si celebra e adora la Pachamama (Madre Terra) ma spesso, durante le cerimonie, si coinvolge anche Dio (quello cristiano).
La coca è una pianta sacra, con tantissime proprietà, utilizzata quotidianamente dai lavoratori per togliere la stanchezza ma anche nelle cerimonie e, come si sa, per produrre cocaina (che di sacro ha ben poco). Per celebrare la Pachamama e i suoi doni si usa un kit composto da una “mesita” (tavoletta di plastica con vari oggetti di plastica), alcol etilico (in bottiglia di plastica), foglie di coca e a volte qualche feto di animale morto.
La Bolivia è insomma un Paese magico e “spaventoso” allo stesso tempo, da esplorare facendosi stupire.