Tra i risultati più soddisfacenti del progetto “Comunidades Resilientes” in Honduras, spicca senza dubbio la creazione di APASUR, associazione di produttori e produttrici agroecologici del sud del Paese.
Per un progetto che ha come pilastro l’agroecologia, la realizzazione di una rete di produttori e produttrici che favorisca la commercializzazione dei prodotti, lo scambio di competenze e la creazione di politiche di agevolazione e incentivo delle pratiche di produzione sostenibile, è un passo fondamentale, se non dovuto.
Le persone protagoniste di questo percorso, con entusiasmo ci raccontano delle loro prime iniziative e delle prospettive a lungo termine.
Oscar illustra prima di tutto la struttura dell’organizzazione, da cui si evince l’impatto che può avere. “L’associazione unisce 20 organizzazioni di 6 Municipi, per un numero di quasi 600 produttori e produttrici”, dice. “Siamo uniti dalla voglia di produrre proteggendo i nostri ecosistemi, contrastando la crisi climatica e soprattutto dall’idea che sia importante coltivare alimenti sani”. Insieme potrebbero aprire un meraviglioso supermercato biologico.
“Tra noi c’è chi coltiva caffè, chi anacardi, chi frutta, chi verdura ma facciamo anche pane, marmellate e vino. Alcuni produttori si stanno specializzando nella realizzazione di materiali come compost e bio-fertilizzanti, così da non dover dipendere dal mercato esterno”, continua a raccontare Oscar.
Il percorso per la creazione dell’associazione è passato per tante formazioni in tecniche agroecologiche, che adesso le produttrici e i produttori hanno il compito di condividere nelle loro zone di provenienza. Quando Gabriela prende la parola si capisce subito perché sia diventata la presidentessa dell’organizzazione.
“Lavorare la terra con amore, produrre senza l’uso di pesticidi, ridurre drasticamente l’uso di tutte quelle pratiche che danneggiano l’ambiente, è la prospettiva e il motore che muove le nostre azioni”, afferma. “Il progetto ha garantito un’assistenza tecnica a tutte le persone coinvolte ed è importante pensare che questo possa continuare ad avvenire grazie alla creazione di una rete funzionante e attiva. Non vogliamo che nessun produttore o produttrice si senta solo o sola, dobbiamo riuscire a rimanere connessi, e aiutarci reciprocamente”.
Sono già stati messi in campo degli esperimenti di vendita al pubblico dei vari prodotti dell’associazione. “I nostri alimenti sono di buonissima qualità e negli eventi in cui li abbiamo venduti hanno riscontrato parecchio successo!”, riferisce con orgoglio Oscar.
Per promuovere la bontà a 360 gradi di questi alimenti, il progetto sta sostenendo le produttrici e i produttori con una campagna social di altissimo livello: “Consumir lo nuestro”.
C’è da auspicare che il sano rapporto con le istituzioni locali instaurato da “Comunidades Resilientes” possa declinarsi in politiche di incentivo alle pratiche agroecologiche anche a livello nazionale.
“Vorrei che APASUR diventasse un modello per il nostro Paese e che tanti giovani e donne entrassero a far parte di processi simili”, conclude Oscar, evidenziando come l’agroecologia sia una delle risposte migliori in zone di rischio. “Il Corredor Seco, la zona in cui siamo e lavoriamo, è un ecosistema che si estende dal Messico fino al Costa Rica. La crisi climatica non ha frontiere e sarebbe davvero importante che l’esempio di APASUR potesse diventare un precedente da seguire anche livello internazionale. L’impegno e i sentimenti che stanno dietro ai progetti, ci ricordano che si può vivere con dignità anche in campagna e facendo gli agricoltori, le agricoltrici. Progetti del genere ci aiutano a lottare per questo.
