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Marocco
Ott 2023

Ancora più isolati. A loro gli aiuti nel post terremoto

Arriva il giorno della consegna. La nostra equipe marocchina, venerdì mattina, ha lasciato Béni Mellal per raggiungere Ait Oumdis, dove il terremoto dell’8 settembre scorso ha decretato il crollo di 123 edifici. Nel villaggio alcune abitazioni sono a rischio di precipitare, tra queste anche il liceo comunale, attualmente inagibile.
due camion di aiuti umanitari, raccolti nei giorni scorsi partecipando allo stoccaggio nei magazzini della Mezzaluna Rossa di Béni Mellal, hanno percorso un tragitto di oltre 210 chilometri, scortati dalle auto di volontari e coordinatori delle ong presenti alla distribuzione.
I nostri operatori, con i caschi bianco che hanno vissuto in prima persona l’apice del terremoto, visto che quell’8 settembre si trovavano a Marrakech per un’escursione nell’antica città imperiale, sono stati accolti ad Ait Oumdis, dal cosiddetto qaʾid, ossa il comandante, e dalla Gendarmerie. Al loro arrivo la popolazione locale si è fatta avanti, raggiungendo l’ampio spiazzale dove i camion possono sostare. Ci si accorda per la distribuzione, destinata pure ai più remoti villaggi disseminati lungo la spina dorsale dell’Atlante (Atlas in marocchino).
Coordinarsi è fondamentale. Rispondere ai bisogni che la popolazione chiede è la prima regola. Una volta autorizzati a procedere, i nostri operatori si sono avviati lungo strade impervie, non asfaltate, verso i villaggi di destinazione in uno scenario unico.
Ad ogni costone superato appare un piccolo villaggio arroccato, con poche abitazioni. Alla vista di crolli evidenti si alterna quella di lavori di messa in sicurezza fatti dagli stessi abitanti. Il silenzio assoluto viene interrotto solo dalle grida dei bambini che salutano. Le montagne intorno sono maestose, rosse e argillose con macchie verdi dove c’é maggior concentrazione d’acqua. A causa di un tratto di strada con un’elevata pendenza, il convoglio rallenta e si ferma in corrispondenza di un villaggio. Molti bambini accorrono a osservare cosa succede e vengono loro distribuiti merende e latte.
Nel primo pomeriggio la carovana raggiunge il duar di Isswal, dove un grande spiazzale è circondato da piccole case in mattoni. I primi ad accorrere sono sempre i bambini, desiderosi di interagire.

Dopo brevi presentazioni con i locali si scaricano gli aiuti dal camion. Una catena di braccia dispone gli aiuti per file in modo da facilitare la consegna successiva: ad ogni pacco e busta corrisponde un’unità familiare. In totale sono 160. In questa quota è compreso il contributo di Progettomondo reso possibile dalle generose donazioni della raccolta fondi avviata nei giorni scorsi e che ancora prosegue. Buona parte degli aiuti, che consistono in cibo, vestiti, coperte e giocattoli rimane ad Isswal. Il resto dei beni sarà consegnato dai locali in altri duar ancora più piccoli e ancora più remoti. Si tratta dei duar di Agunessouan, Ait Bouahi e Zegda. Ad Isswal il tempo sembrava essersi fermato a secoli fa.

Il qaʾid chiama all’appello famiglia per famiglia. Ognuna prende gli aiuti che le spettano. Congedati gli shuyukh (anziani) del villaggio e i bambini, l’equipe si rimette in marcia verso Béni Mellal, lasciandosi alle spalle un villaggio remoto, isolato dai centri urbani.
I danni del terremoto, fortunatamente, sono più contenuti rispetto alla distruzione che si è verificata a Haouz. Tuttavia si tratta di zone remote che difficilmente qualcun altro avrebbe potuto raggiungere. Il terremoto ha ingigantito la lontananza dai centri.

In Marocco un terremoto così violento non si verificava da più di sessant’anni. L’ultima volta aveva colpito la città di Agadir provocando un numero di vittime compreso tra le tra le 12 e le 15mila. L’epicentro del terremoto dell’8 settembre scorso, invece, è stato localizzato nel centro del Paese, nella provincia di Haouz che è parte della regione di Marrakech-Safi. La stima delle vittime è di circa 2.900 persone. Il terremoto ha colpito anche la regione di Béni Mellal-Khénifra in cui, appunto, ha sede la nostra Ong. In questa regione la provincia più colpita è stata quella di Azilal, che conta oltre 500.000 abitanti, famosa per le sue cascate e i laghi, per i suoi guadi e per le montagne che la attraversano. Buona parte degli abitanti di questa provincia, si distribuiscono in piccoli villaggi disseminati nelle valli o lungo le pendici delle montagne, dove vivono di agricoltura e allevamento. L’impegno di Progettomondo continua, ora, nel concordare con le realtà locali le prossime esigenze dell’immediato post emergenza. La necessità di fondi è fondamentale per avviare la ripartenza di attività scolastica, agricole, per ripristinare, oltre alle case, in centri di riferimento per la comunità.

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