A Gaza l’acqua non è un diritto, è un privilegio.
La mancanza di acqua potabile è tra le sofferenze più grandi subite della popolazione di Gaza da almeno vent’anni. Anche prima del conflitto in corso, gli abitanti dovevano recuperare taniche o si arrangiavano con la raccolta della scarsa acqua piovana, sia per bere che per lavarsi e cucinare. Solo l’1% degli abitanti della Striscia aveva accesso sicuro all’acqua potabile.
Già a pochi mesi dall’inizio del conflitto, la situazione era drammatica: i desalinizzatori erano stati distrutti, i pozzi erano inutilizzabili. Oggi, bere, lavarsi e cucinare sono diventati gesti impossibili per la maggior parte delle persone.
Nella Striscia c’è solo l’acqua costiera, contaminata e inutilizzabile per il consumo. Solo una compagnia autorizzata da Israele distribuisce ancora, ma a pagamento.