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Perù
Dic 2022

Perù, cercare il dialogo per la pace sociale

Era il 5 aprile del 1992 quando l’ex presidente peruviano, Alberto Fujimori, comunicò alla tv nazionale la chiusura del Parlamento, effettuata poco dopo dall’esercito. Continuò così a comandare il Paese fino al 2000 ma per decreto, con un gesto che cancellò le libertà democratiche e lo rese a tutti gli effetti un dittatore.
Quanto accaduto il 7 dicembre scorso, a trent’anni di distanza, non è quindi nuovo per il Perù.
Castillo ha annunciato una replica della strategia del predecessore, mandando in tilt il Paese tramite lo scioglimento del Congresso, con cui si scontrava da diversi mesi, tramite un messaggio in tv arrivato dopo che i deputati avevano deciso per la terza volta la sua destituzione.

Come Fujimori anche Castillo era chiamato a essere “l’uomo del cambiamento”, colui che avrebbe dovuto portare nuove riforme nel Paese, da quella agraria a quella tributaria, e combattere corruzione e ingiustizia che dilagano in Perù. Non essendoci riuscito Castillo, in forma estrema, ha tentato l’uso della forza come Fujimori, ma con un esito opposto. Le forze armate che avrebbero dovuto appoggiarlo insieme ad altri componenti istituzionali gli hanno voltato le spalle, il sogno si è frantumato in breve tempo. Castillo è stato arrestato nel giro di poche ore, dopo essere rimasto bloccato nel traffico di Lima nel tentativo di fuggire in Messico.

La popolazione ora non accetta Dina Boluarte come nuova presidentessa, visto che finora era la vice di Castillo, e chiede a gran voce delle nuove elezioni. A queste proteste violente si uniscono quelle più pressanti dei lavoratori, in particolare nella zona di Ica e Arequipa, che a loro volta esigono riforme urgenti. Diversi aeroporti sono stati chiusi e le tensioni aumentano in tutto il Paese, dal centro di Lima alle province nella Selva.
A pagare le rivolte, fino ad ora, sono le vittime degli scontri: se ne contano 9, tra cui diversi minori che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Neppure la polizia è riuscita a calmare le agitazioni, e si contano oltre 100 poliziotti feriti. Intanto il Governo ha dispiegato l’esercito nelle zone più calde, dalla provincia di Apurimac alla frontiera di Tacna.

Il panorama che si prospetta non è ancora chiaro, Boluarte ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi 30 giorni nel tentativo di calmare la situazione e di portare avanti i lavori burocratici necessari a indire elezioni anticipate.

Intanto il coordinamento degli Enti Esteri per la Cooperazione Internazionale (COEECI), che raggruppa 51 organizzazioni civili di cooperazione internazionale che operano in Perù, tra cui Progettomondo, ha espresso la “profonda tristezza e preoccupazione per l’irreparabile perdita di vite umane e per la grave situazione che attraversa il Paese”.
Come membri della società civile internazionale, il Coordinamento nato per la tutela dei trattati sui diritti umani e altre leggi internazionali, chiede alle autorità di cessare immediatamente la repressione sproporzionata contro la protesta sociale e l’uso eccessivo della forza da parte degli agenti pubblici, garantendo il rispetto i diritti umani dei manifestanti e, in particolare, la loro integrità personale. Inoltre si chiede ai cittadini di esercitare il loro diritto di protestare pacificamente e senza violenza e che sia ripreso immediatamente il dialogo pubblico e trasparente in tutte le regioni del Paese
colpite dalla violenza.
L’istituzione accelerata degli stati di emergenza, invece del dialogo, è solitamente inefficace nel ristabilire la pace sociale, anzi crea scenari propizi alla violenza che causa l’inestimabile perdita di vite di civili e polizia”, si legge in una nota, in cui si suggerisce di rivedere le strategie per la gestione e la risoluzione dei conflitti.
È importante inoltre indagare tempestivamente, in modo imparziale ed esaustivo, sulle denunce di violazione dei diritti verificatisi nel contesto di questa crisi, con particolare attenzione agli eventi che ne sono derivati, con persone decedute e gravemente ferite, compresi ragazze, ragazzi e adolescenti.
Insieme alle organizzazioni di difesa dei diritti umani della società civile peruviana, il COEECI e le organizzazioni che lo compongono continueranno a monitorare l’evolversi di questa crisi, sperando che si risolva molto presto a beneficio di tutto il popolo peruviano.

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