“Per me lo sport è una grande passione ed è stato un sostegno nei momenti difficili. Mi dà benessere fisico e migliora l’umore. Ai giudizi sui social non bisogna dare retta, la maggior parte vengono espressi senza cognizione di causa”.
Lo dice la padovana Emma Maria Mazzenga, campionessa sui 200 metri piani categoria W90, dove 90 sta per l’età. Lo scorso gennaio, con 54.47 l’atleta, nata il 1 agosto 1933, ha demolito il precedente primato di 1.00.72, che resisteva da 13 anni. Ma non è finita, nei mesi successivi ha abbassato ulteriormente il crono ed è già al settimo record del mondo da inizio anno. La tenacia e la positività dell’ex professoressa in pensione sono impressionanti. “La notorietà mi ha meravigliato e divertita”, commenta. “Ai giovani dico che lo sport richiede impegno e fatica ma dà molte soddisfazioni e ciò che conta è raggiungere i risultati che si è in grado di raggiungere, con passione e piacere”.
Emma ha iniziato a praticare sport al liceo e una volta all’Università, nel ’56, si è cimentata con l’atletica. Poi si è sposata, ha avuto figli e per 25 si è limitata a sciare, mai per agonismo. Nell’86 il fondatore e allora presidente del Cus di Padova, Alberto Pettinella, ha riunito le atlete degli anni passati e così Emma ha iniziato a gareggiare nei master.
“A 83 anni ho fatto una pausa, mi sentivo ridicola e fuori luogo, ma poi l’amica Rosa Marchi mi ha convinta a iscrivermi all’Atletica Insieme Verona, dove corro da 5 anni. Mi alleno con persone di tutte le età, dai 15 anni in su e questo mi piace molto”.
Quando Emma ha iniziato la sua carriera sportiva i social non c’erano e in pochi sapevano quello che accadeva nei campi sportivi. “Navigando sui social, che seguo un po’ ma senza particolare coinvolgimento, si leggono parecchi giudizi”, dichiara l’atleta. “Alcuni arrivano da esperti, ma la maggior parte sono di chi non sa nemmeno di cosa si stia parlando e potrebbero proprio essere risparmiati. Si passa con estrema facilità da una celebrazione a un insulto, attenendosi al solo risultato, senza essere consapevoli della complessità di una disciplina sportiva. È impressionante che persino un tennista tanto riservato ed equilibrato, oltre che eccellente, come Sinner, riceva degli insulti. Ho condiviso la sua scelta di non andare al Festival di Sanremo. Chi fa sport sa cosa ci sia dietro una partita o una gara e non trovo giusto che vengano sfruttati impegno e bravura per fare audience”.
La campionessa ricorda un aneddoto accadutole durante un allenamento di qualche anno fa. “Mi era stato detto di andare a casa a fare la calza, ma mi sono limitata a replicare che io vesto in pile. Forse c’è ancora qualcuno che pensa che potrei fare altro nella vita, quando si è esposti si è purtroppo soggetti a ogni attacco o commento. Ma non bisogna dipendere dal giudizio altrui. Lo sport fa bene al fisico e alla mente, grazie al fatto di avere una meta, uno scopo. Ho visto passare tante mode e mi auguro che prima o poi si esaurisca anche quella dell’uso smodato e inappropriato dei telefonini”.
Un ultimo appello la campionessa lo lancia ai genitori. “Sono spesso mamme e papà a creare un clima di tensione e di eccessiva competizione. C’è chi cronometra i propri bambini in piscina e chi urla a chi gioca in campo. Non tutti possono diventare campioni e i giovani, specie se adolescenti, non vanno stressati. Non bisogna distruggere l’armonia e il benessere che lo sport sa donare”.