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Mali
Ott 2025

La crisi del carburante complica le attività

In Mali è in corso una grave crisi del carburante: da settimane le autocisterne che trasportano benzina e gasolio vengono attaccate da gruppi armati jihadisti lungo le strade che collegano il sud del Paese alle zone interne. Il carburante arriva via terra dal Senegal e dalla Costa d’Avorio, e quando questi trasporti vengono fermati, tutto si blocca. La scarsità è tale che il governo ha disposto la sospensione delle lezioni nelle scuole e nelle università almeno fino al 9 novembre, perché non c’è modo per studenti, studentesse e insegnanti di spostarsi.

I prezzi del carburante sono aumentati esponenzialmente e si formano code interminabili ai distributori.
“La maggior parte dei veicoli sono fermi, compresi i trasporti pubblici”, racconta Badara Kone, responsabile Progettomondo in Mali. “Questo blocca la mobilità delle persone e le attività economiche”.
Gli effetti della crisi hanno conseguenze estese sui servizi essenziali e sulla fornitura di elettricità, che risulta fortemente ridotta.
“In molti quartieri la corrente è disponibile solo per circa sei ore al giorno”, prosegue Kone. “La qualità dei servizi essenziali si riduce, e per chi già vive in condizioni di forte vulnerabilità questo significa affrontare ogni giorno nuove difficoltà”.

Kone spiega che l’intensificarsi degli attacchi è una conseguenza inaspettata della recente decisione del governo maliano di vietare la vendita di carburante in recipienti come taniche e fusti, al di fuori delle stazioni di servizio, con l’obiettivo di limitarne l’uso clandestino da parte dei gruppi armati terroristi attivi nel Paese.
Proprio gli stessi gruppi, di fronte alle difficoltà di approvvigionamento di carburante, hanno moltiplicato gli attacchi ai convogli che si occupano di rifornire le stazioni all’interno e al nord del Mali.

Le organizzazioni umanitarie attive sul territorio si trovano ora a lavorare in un contesto estremamente complesso: senza carburante è difficile muovere mezzi, organizzare missioni, raggiungere le comunità più isolate. “Il rischio è che gli interventi di assistenza vengano rallentati, e in alcuni casi rinviati”, dice ancora Kone.
È quello che sta accadendo anche alle attività di Progettomondo. Il progetto “Attiviamoci!” – che si concentra sulla tutela dei diritti umani, sul sostegno alle sopravvissute alla violenza di genere e sulle iniziative di prevenzione nelle comunità – prosegue, ma è costretto a riorganizzarsi giorno per giorno.
Alcune attività che richiedono spostamenti non hanno potuto essere realizzate nei tempi previsti. Abbiamo dovuto posticiparle in attesa che la situazione migliori”, riferisce il responsabile. “Per superare questi ostacoli, il team ha già adottato modalità alternative: incontri online, coordinamento a distanza. Anche il reclutamento di animatrici e animatori comunitari viene portato avanti in forma remota, per garantire continuità. Facciamo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per restare accanto alle persone che seguiamo”.

In una realtà in cui gli equilibri sono fragili e la popolazione vive da anni in un clima di insicurezza, ogni interruzione di servizi rischia di aggravare ulteriormente le condizioni di chi è già vulnerabile. Per questo, nonostante il contesto difficile, Progettomondo continua a essere presente sul campo, al fianco delle comunità, delle donne. Anche – e soprattutto – nei momenti più critici.

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