Haiti è un Paese che da anni vive una crisi profonda, segnata da catastrofi naturali e da una fragilità politica che ha lasciato spazio al potere delle gang armate. In questo contesto difficile, Progettomondo porta avanti le proprie attività con coraggio e determinazione, adattando i progetti alle condizioni di sicurezza e alle possibilità di movimento della popolazione.
«La capitale è oggi in gran parte sotto il controllo delle gang», racconta Léonel Cetoute, rappresentante di Progettomondo ad Haiti. «Tre quarti del territorio di Port-au-Prince sono in mano a gruppi armati. Solo Petion Ville e Delmas restano relativamente sicure, mentre tutte le vie di accesso sono presidiate da checkpoint dove ogni veicolo deve pagare una tangente per poter passare».
Per comprendere la situazione attuale, occorre tornare alle elezioni del 2010 e del 2015, che hanno portato al potere Michel Martelly e poi Jovenel Moïse. «Durante quei governi – spiega Cetoute – furono armati i giovani delle periferie, soprattutto di Cité-Soleil. All’inizio erano gruppi filo-governativi, ma dal 2020, con la fine del mandato di Jovenel, la strategia è sfuggita di mano. Le bande hanno iniziato a chiedere denaro e, quando le casse dello Stato si sono svuotate, hanno imposto rapimenti e blocchi stradali».
La morte di Moïse nel 2021 ha aperto un vuoto istituzionale mai colmato. Da allora, Haiti è governata da esecutivi provvisori, senza elezioni né a livello centrale né locale. «Si tratta di operazioni di facciata», sottolinea Cetoute. «La comunità internazionale ha inviato una missione di stabilizzazione guidata dal Kenya, ma senza risultati concreti. Oggi si parla di trasformarla in una missione di interposizione, ma nulla è stato ancora deciso».
La crisi politica e la violenza armata hanno conseguenze dirette sulle attività di Progettomondo. Molti interventi sono stati spostati in aree più sicure, come l’alta Artibonite, mentre le formazioni si svolgono online. «Abbiamo dovuto abbandonare zone come Verrettes e Saint-Marc», spiega Cetoute. «La mobilità è ridotta al minimo, e spesso utilizziamo ponti aerei per raggiungere il Nord».
La popolazione vive una mobilità forzata: interi quartieri sono stati svuotati e migliaia di persone si sono spostate verso tendopoli improvvisate. «Ci sono famiglie che hanno dovuto migrare due o tre volte», racconta Cetoute. «Le gang controllano anche i porti, e solo da pochi mesi Cap-Haitien è tornato ad accogliere voli internazionali».
Nonostante le difficoltà, Progettomondo continua a investire nella resilienza delle comunità rurali. In prospettiva, l’organizzazione ha presentato un progetto per il sostegno alle filiere del riso e della manioca, oltre che per il rafforzamento delle filiere ortofrutticole in generale. Si tratta di un’intenzione chiara: accompagnare le cooperative e le organizzazioni comunitarie di base verso una maggiore autonomia produttiva, valorizzando colture tradizionali e fondamentali per la sicurezza alimentare del Paese.
Accanto a questa proposta, già dal 1° luglio 2025 è partita la seconda fase di un progetto che raccoglie l’eredità di “Cibo sicuro”, concluso da poco e finanziato dall’8×1000 della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Il progetto sostiene 16 microprogetti agricoli e di allevamento, con 400 beneficiari e circa 300 ettari di terreno», spiega Cetoute. «Distribuiamo kit agricoli, sosteniamo le cooperative locali, promuoviamo piccoli allevamenti di capre e polli, e accompagniamo le famiglie nella diversificazione nutrizionale».
“Cibo sicuro” va oltre la produzione agricola: è un intervento integrato che combina sostegno economico, formazione e attività di sensibilizzazione. Tra gli obiettivi, la sensibilizzazione nutrizionale è centrale e riguarda il lavoro con famiglie vulnerabili che includono soggetti in stato di denutrizione grave (PC3 e PC4), bambini tra 0 e 5 anni e donne allattanti. Si interviene sulla diversificazione alimentare e sul miglioramento delle pratiche nutrizionali per rafforzare la sicurezza alimentare nel tempo.
In un Paese dove la sicurezza alimentare è minacciata dalla violenza e dall’instabilità, l’agricoltura diventa strumento di resilienza e di futuro. Il susseguirsi di progettualità consolida i risultati raggiunti e dimostra che, nonostante le difficoltà, è possibile costruire spazi di dignità e autonomia.
Riccardo Sau
Servizio Civile Progettomondo