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Pace e diritti
Bolivia
Dic 2025

Lo sport che insegna a “fare squadra”, anche dove la vita è ristretta

Usare lo sport per restituire ai giovani reclusi uno spazio dove sentirsi visti, coinvolti, valorizzati. Uno spazio in cui il corpo e la mente possano respirare, favorendo la possibilità di rafforzare i processi di reinserimento sociale.
È su questi solidi presupposti che, lo scorso settembre, grazie all’intuizione e alla determinazione di Olga Romagnoli e Camilla Casali, coinvolte nel programma dei Corpi Civili di Pace a La Paz, in Bolivia, con Progettomondo, è partito il “SEGUNDO SAQUE: Voleibol para la reeducación e inclusión social”, ossia pallavolo per la rieducazione e l’inclusione sociale.

Di seguito la ricca testimonianza, piena di spunti e riflessioni, elaborata da Olga e Camilla:
“Le attività sono state promosse nel “Centro de Reinserción Social Qalauma”, una struttura, nata proprio grazie a Progettomondo nella città di Viacha, che accoglie giovani con responsabilità penale, tra i 18 e i 28 anni . Il Centro ospita attualmente più di cinquecento ragazzi, distribuiti in quattro sezioni che si differenziano in base al trattamento penitenziario e alla fase del loro percorso. La prima sezione, quindi fase di “pre-acogida” (pre-accoglienza), è quella che accoglie i ragazzi appena arrivati per i quali non sono previste attività quotidiane specifiche e vi è limitazione dell’utilizzo delle aree esterne. Attraverso il percorso di reinserimento sociale e lavorativo si mira ad arrivare alla quarta sezione nella quale sono previste maggiori attività, libertà e autonomia nell’utilizzo degli ambienti.
L’iniziativa è nata dalla nostra intuizione e determinazione, in base a un’idea semplice e profonda allo stesso tempo. La scelta è caduta sulla pallavolo, uno sport che funziona solo se nessuno rimane indietro. Ogni punto, infatti, può essere costruito solo grazie al contributo reciproco, ogni punto nasce da un gesto condiviso; ogni vittoria richiede fiducia, coordinazione e ascolto. Le sue finalità educative permettono di lavorare sia sul piano intrapersonale — consapevolezza e cura del proprio corpo — sia su quello interpersonale, favorendo rispetto, condivisione, armonia e integrazione in un ambiente dove la convivenza forzata può generare tensioni e difficoltà relazionali. La pallavolo diventa così una metafora potente: per crescere, per trovare equilibrio, per imparare a stare con gli altri anche quando per un certo momento la vita è “stretta”.

Il 3 settembre sono iniziati gli allenamenti: 60 ragazzi delle aree “pre-acogida” e “acogida” divisi in quattro gruppi a seconda del dormitorio di appartenenza, insieme a quattro volontari interni già esperti di questo sport, a una rete, a un campo, e a tanta voglia di provarci: nostra e dei ragazzi, spesso nascosta, timida, ma presente. Già dalle prime settimane abbiamo visto i primi cambiamenti, schiene e spalle che si raddrizzavano, sguardi pronti a reagire e piccoli gruppi che iniziavano a comprendere come poter fare “squadra”. In soli due mesi, gli allenamenti sono diventati uno spazio molto atteso: un’occasione per comprendere il valore del tempo condiviso, vivere momenti di divertimento e scoprire che avere un impegno costante, come l’allenamento del mercoledì, può diventare un’opportunità. Questi mesi sono volati in una miscela di impegno, entusiasmo e scoperte. Abbiamo visto ragazzi che non credevano di poter essere costanti nel terminare un esercizio o arrivare puntuali a ogni allenamento; ne abbiamo visti altri perdere un po’ le speranze; altri ancora, scoprire che con coraggio e pazienza, si può imparare a fidarsi sia del proprio corpo sia degli altri.
L’obiettivo degli allenamenti, per noi, non è mai stato solo quello di trasmettere le regole e la tecnica di base, ma promuovere valori fondamentali:
– il supporto reciproco tra i compagni di squadra — e, di riflesso, tra compagni di dormitorio;
– il rispetto dell’avversario, visto non solo come controparte ma come un’occasione di crescita e miglioramento;
– la consapevolezza delle proprie capacità e di come utilizzarle anche nei momenti di fatica o frustrazione.

Lo sport si conferma così uno strumento trasversale, capace di dare e restituire significato, motivazione e senso di appartenenza.
I primi due mesi, di livello base, si sono conclusi con un torneo interno tra i quattro gruppi partecipanti, organizzato in un girone “tutti contro tutti”. La giornata è stata ricca di emozioni, tifo e partecipazione. Al termine del torneo sono stati consegnati gli attestati di partecipazione del livello: un riconoscimento dell’impegno e della crescita dimostrata dai ragazzi.
Il progetto prosegue ora con il livello intermedio, al quale partecipano coloro che hanno completato il percorso di livello base insieme a nuovi giovani del Centro, continuando così a costruire spazi di educazione, sport e inclusione e mettendo in ogni allenamento l’energia e la determinazione che ci ha guidate fin dall’inizio.

Olga Romagnoli
Camilla Casali

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